Il Cielo sopra il Ribalta
Il 5 marzo si è conclusa l’ultima edizione – la 71esima –della Berlinale. Edizione blindata dalle maglie del web: Chatrian e lo staff del Festival hanno deciso per un Festival in forma virtuale. Se lo sono potuti permettere. Mentre noi, del Ribalta Experimental Film Festival -nient’affatto per nostalgia, men che meno per egoismo - di piegarci alle asfittiche stanze virtuali non ce la sentiamo. Ce lo possiamo permettere? Si,certo. Lo so, il paragone con la Berlinale è, forse, improprio.
Tuttavia, per grandi e piccini, “gioiose macchine da guerra” e neonati, compreso il Ribalta Experimental Film Festival – come sapete, ancora nella placenta - l’interrogativo inquietante è, sempre, stato lo stesso: che fare?

Come sapete, noi abbiamo deciso di non demordere. Abbiamo resistito. Stiamo resistendo. Solo la settimana scorsa gridavamo la proiezione pubblica non è più proibita. Il 27 marzo contavamo di accogliervi, per la prima volta, al Cinema Bristol; purtroppo non sarà cosi. Lo sapete, la proiezione pubblica è di nuovo proibita.
Ma, ancora una volta, non desistiamo. Ancora una volta non potremo vederci di persona, ciò non toglie che, alle 18, quel 27 marzo - che sempre più sfuma come una data che fu un simbolo - ci saremo. Per accendere una piccola luce, come di giorno in giorno, stiamo già facendo.
Il cielo sopra il Ribalta, come quello sopra Berlino, è ancora una triste angelologia.
Come il melanconico Damiel (Bruno Ganz) vorremo buttarci nella burrascosa mischia del reale, ma non possiamo. Mentre a Los Angeles, in zona rossa, Chris Nolan può mangiare pop-corn all’ombra – sotto leali, se preferite - del grande schermo, a Vignola, come in quasi tutta Italia, la bicromia arancio-rossa, ci tiene distanti. Damiel, stretto nel suo mondo bianco e nero fatto di grazia, separato dalla vita da uno schermo invisibile e dimpalpabile, può sentire tutto, anche i segreti più reconditi - quelli che nessuno sarebbe pronto a confessare - ma non è abbastanza. È insostenibile.
Allora, Damiel arrischia la goffaggine di un mondo fatto di colori, imprevisti e sorprese.
Il cielo sopra il Ribalta, purtroppo, è ancora grigio. Eppure, in questo momento drammatico, se qualcosa può unirci, è proprio quello schermo invisibile, perché da troppi mesi non più illuminato, che è il cinema. Anche se la proiezione pubblica è di nuovo proibita, il cinema ci chiede di resistere.
Noi accettiamo la sfida; non possiamo non accettarla.
